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Calabria senza Piano Faunistico: il mondo venatorio chiede risposte alla Regione

10.07.2025, Reggio Calabria

Comunicato originale: https://www.strettoweb.com/2025/07/calabria-senza-piano-faunistico-mondo-venatorio-chiede-risposte-regione/1934436/

Da anni annunci e promesse, ma nessuna approvazione: i cacciatori calabresi restano in un limbo normativo tra incertezze, conflitti e degrado ambientale. Serve un tavolo tecnico permanente per un piano condiviso e moderno

“A distanza di anni dalle prime dichiarazioni ufficiali, la Regione Calabria non ha ancora approvato un nuovo Piano Faunistico Venatorio Regionale, nonostante i reiterati annunci e l’urgenza condivisa da esperti e, soprattutto, dal mondo venatorio. L’ultima programmazione faunistica organica risale a decenni fa, e la sua assenza oggi si traduce in incertezza gestionale, degrado ambientale e disorientamento per i cacciatori calabresi”. Lo afferma in una nota un appassionato cacciatore calabrese, Roberto Zerotti.

“Nel 2021 era stato annunciato anche tramite sito istituzionale della Regione Calabria, l’avvio della stesura del nuovo piano (2021–2026), sembrava finalmente arrivato il momento di voltare pagina, invece, dopo comunicati, convegni e consultazioni, tutto è rimasto sulla carta. Quattro anni dopo, del piano non esiste ancora un’approvazione ufficiale, ed essendo a corto di strumenti normativi aggiornati si naviga a vista. Chi ne paga il prezzo?
I cacciatori regolari, coloro che vorrebbero esercitare la loro passione nel rispetto delle regole, del territorio e della fauna”.

“Senza un piano aggiornato:
-non è possibile avere certezza sui calendari venatori o sulle aree idonee alla caccia;
-non è possibile l’attivazione di strumenti essenziali per il mondo venatorio, tra cui le deroghe per il prelievo controllato di specie come storno, piccione, cornacchia e volpe, specie problematiche per l’agricoltura, per molte altre specie animali (soprattutto x le nidiate) e spesso responsabili di gravi danni economici;
-le autorizzazioni per le zone faunistico-venatorie vengono rallentate o bloccate;
-gli ATC (Ambiti Territoriali di Caccia) operano senza una regia unitaria, con effetti negativi sulla gestione delle specie, degli abbattimenti selettivi e dei ripopolamenti;
-aumenta il contesto di conflitto tra cacciatori, agricoltori, ambientalisti e istituzioni, a scapito di ogni possibile collaborazione virtuosa”.

“Il mondo venatorio calabrese vive così in un limbo normativo, dove la passione per la caccia viene frustrata dalla mancanza di regole chiare e strumenti adeguati. Nel gennaio 2025 la Regione ha approvato un Piano straordinario per la gestione della fauna selvatica, dedicato esclusivamente al contenimento dei cinghiali”.

“Sebbene importante, questo intervento non può sostituire un piano faunistico venatorio generale: serve una visione ampia, organica, che tuteli tutte le specie, gli habitat e gli interessi delle comunità locali. Di fronte a questo stallo, è necessario che le associazioni venatorie escano dal silenzio e si facciano promotrici di un confronto diretto e costruttivo con la Regione Calabria”.

“La caccia non può essere lasciata all’improvvisazione o alla gestione emergenziale, serve un piano chiaro, aggiornato e approvato, che dia stabilità al settore, rispetto alla biodiversità e dignità ai cacciatori. Non possiamo più accettare che l’ultimo Piano Faunistico Regionale risalga a epoche passate, ignorando completamente il mutato contesto ambientale, normativo ed economico. La Regione ha il dovere di agire, ma il mondo venatorio deve pretendere risposte, con unità e fermezza”.

“Sarebbe opportuno costituire subito un tavolo tecnico permanente tra le parti, per la redazione, revisione e approvazione del piano. Un tavolo tecnico ben strutturato, obbliga le parti a collaborare attivamente, evita i soliti rimpalli di responsabilità e accelera l’iter amministrativo, garantendo trasparenza e partecipazione. Senza una regia stabile e condivisa, altrimenti il piano resterà sempre una bozza in un cassetto”.

“In ultimo vorrei concludere con una considerazione personale:
Le associazioni venatorie dovrebbero pretendere un posto fisso e ufficiale nel tavolo tecnico regionale, non come spettatori, ma come protagonisti attivi in quanto:
1. Rappresentano migliaia di iscritti e
se sono riconosciute a livello regionale e nazionale, dovrebbero tutelare gli interessi concreti dei cacciatori, se si limitano a presenziare senza incidere, diventano solo un filtro burocratico;
2. Sono spesso le uniche ammesse formalmente ai tavoli tecnici, se non usano questo accesso per portare proposte vere e condivise dalla base, stanno sprecando un’opportunità storica;
3. Devono farsi carico delle istanze reali del territorio, non serve un rappresentante “di bandiera” ma serve chi conosce i problemi sul campo: ATC non funzionanti, carenza o errori di programmazione di ripopolamenti, contenimento fauna, danni subiti dagli agricoltori ecc. ecc.
4. Le associazioni venatorie devono guadagnarsi il loro ruolo, portando idee, battaglie concrete e volti veri nei tavoli decisionali”.

“Chi non porta queste e tante altre istanze al tavolo tecnico, non fa il proprio dovere e si corre il rischio che i piani vengano scritti da tecnici che non conoscono la realtà e approvati con il silenzio complice di rappresentanti che non difendono le esigenze reali dei cacciatori. Se non lo fanno, è giusto chiedere che siano sostituite o affiancate da cacciatori veri, capaci di parlare con competenza e passione. Rappresentanza sì, ma solo se è autentica, altrimenti meglio la realtà del campo. Solo così si potrà avere un piano condiviso, moderno e sostenibile e una vera visione della CACCIA”.

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